L'originale di Memling, che si trova nel museo di Danzica (Polonia) non è mai stato esposto in Italia. Abbiamo avuto il piacere di poter esporre una copia di grandezza originale di questa opera pittorica di Memling, per alcuni mesi nella Badia Fiesolana (Firenze), nell'autunno 2006, dove si trova la chiesa, nella quale il Trittico sarebbe dovuto arrivare nel 1471. Il Giudizio Universale è una delle opere più magistrali di Hans Memling. Con quel suo particolare respiro cosmico, è già il manifesto della concezione spaziale dell'artista, nel contempo crea un mondo divino che occupa una dimensione fisica, piuttosto che ieratica. Ha l'impeto di un uragano e il fulgore di un'esplosione notturna. Memling crea qui una composizione grandiosa, che è un tutt'uno con le predelle laterali, parafrasando in parte anche qualche soggetto di opere di altri artisti anteriori. Tutto gira come una spirale che si conclude in un labirinto. Dettaglio interessante: Il San Michele Arcangelo porta un'armatura lombarda del tempo. Il Giudizio Universale fu commissionato a Memling nel 1467 da Angelo Tani, che allora era direttore del Banco Mediceo a Bruges, per la cappella di San Michele nella Badia Fiesolana a Firenze. Lo stemma dei Tani si trova ancora oggi nella chiesa della Badia Fiesolana. Questa chiesa fu iniziata per volere di Cosimo De Medici, e terminata da Piero De Medici nel 1466. Fu poi Tommaso Portinari, successore di Tani a Bruges nel 1471 a organizzare il trasporto del Trittico verso l'Italia tramite una nave. Però già nel mare del nord la nave fu depredata da corsari che operavano la guerra di corsa contro l'Inghilterra per conto della Lega Anseatica Tedesca.
Così la preziosa opera ordinata e pagata da Tani non arrivò a Fiesole, ma fu posta allora nella cattedrale di Danzica (Polonia) dove rimase. Forse per sostituire la perdita, Tommaso Portinari ordinò più tardi ad un altro pittore fiammingo, Hugo van der Goes il poi divenuto famoso Trittico della Natività che giunse in modo trionfante nel 1483 a Firenze (oggi negli Uffici). Ghirlandaio e Filippino Lippi hanno sicuramente visto questa opera. Ma già prima di questo evento altri pittori, Filippo Lippi, Andrea Mantegna e Antonello da Messina e Giovanni Bellini conoscevano opere pittoriche dei fiamminghi, e loro le ammiravano soprattutto per la luminosità dei colori brillanti che venivano raggiunti con un maggiore uso dell'olio e velature, e attraverso fasi di pittura sistemetica e complessa ereditata dalla scuola di Van Eyck e Robert Campin, un'arte che si può chiamare Ars Nova, con un realismo poetico lavorato fino nei minimi particolari e dettagli. Di conseguenza si può dire che Antonello da Messina è il pittore italiano più fiammingo. Dall'altra parte Memling e Hugo van der Goes sono i fiamminghi più rinascimentali e italiani. L'influsso era comunque vicendevole. I fiamminghi avevano da parte loro usufruito della prospettiva e della forza achitettonica delle opere degli artisti italiani.
L'avventurosa vicenda del Trittico di Memling è anche un buon esempio delle strette relazioni già allora correnti fra la produzione artistica ed
economica in Europa.
La fortuna critica di Memling ha avuto fasi di grande apprezzamento e fasi meno fortunate. Bisogna però tenere presente che il Giudizio Universale di Memling è uscito poche volte dalla Polonia.
Si sa che Paul Gauguin apprezzava molto Memling, e fra il primo ed il secondo viaggio a Tahiti, Gauguin andò nel 1894 a Bruges a vedere
altre opere di Memling e questo soprattutto per i colori. Il 12-2-1894 a Bruges, Gauguin visita l'ospedale Saint Jean dove si trovano opere di
Memling e firma il registro, qui indica come suo domicilio Tahiti. Pochi giorni dopo fanno la stessa visita Henri de Tolouse Loutrec e Felix
Vallotton. Gauguin scriveva dopo il suo ritorno a Parigi al suo amico Daniel de Monfreid: “Io ho visto a Bruges quelle meraviglie di Memling“.
Il suo compagno di viaggio Julien Leclerg aveva scritto poco dopo questo commento: “In un recente viaggio in Belgio dove noi andavamo Paul
Gauguin ed io pellegrini appassionati ci siamo inginocchiati davanti ai Memling di Bruges“.
Il Giudizio Universale è una tematica molto in uso nel Medioevo ed in parte anche nel Rinascimento. Oggi si potrebbe anche parafrasare: La giustizia non è di questo mondo, ma la speranza viene dall'amore del figlio di Dio, e dato che il mondo materiale è visibile vale il principio filosofico „non c'è forma senza colui che dà forma“ (Keine Gestalt ohne Gestalter - W. Stern).
Un ringraziamento particolare va ai Padri Scolopi per averci dato la possibilità di presentare la copia di Memling nella chiesa della Badia Fiesolana dal 15 settembre al 15 dicembre 2006. L'opera venne poi esposta a Illegio nel Friuli nel 2007, nei Musei Vaticani dal 18 ottobre all'8 dicembre 2007 e nel 2014 a Vicenza.
Trittico „Giudizio Universale“ (1467-1471)
Olio su tavola di quercia: 240 x 180 cm + 2 predelle 90 x 180 cm (fronte e retro) - con cornice e base 370 x 295 cm
Copia eseguita negli anni 2003 - 2006
Pittori: Perathoner Bruno e Perathoner Igor